Assemblea UCIMU: dopo il 2019 di leggero arretramento il 2020 segna il crollo degli investimenti. Ma la ripresa dei consumi è prevista già nel 2021

02.10.2020 - ASSOCIAZIONE

Nel 2019 l’industria italiana costruttrice di macchine utensili è risultata quarta tra i produttori e quarta anche nella classifica degli esportatori, scalzata dalla Cina che le ha sottratto lo storico terzo posto. Resta invece invariato il quinto posto nella classifica dei paesi consumatori, a conferma dell’importanza del mercato italiano nello scenario internazionale. Archiviato un 2019 non certo brillante, il 2020 ha segnato il crollo degli investimenti in macchine utensili, in Italia e all’estero, ma la ripresa dei consumi è prevista già nel 2021. 

Questo, in sintesi, è il quadro illustrato dal presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE Massimo Carboniero, giovedì 1 ottobre, in occasione dell’annuale assemblea dei soci, cui sono intervenuti, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, e Marco Fortis, economista e vicepresidente di Fondazione Edison.

Duramente provata dalla crisi sanitaria esplosa nei primi mesi dell’anno, l’industria italiana di settore, nel 2020, vede un pesante arretramento per tutti i principali indicatori economici. Come emerge dalle stime elaborate dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU, la produzione di sole macchine utensili dovrebbe calare, del 34,6%, a 3.850 milioni di euro. L’export scenderà, del 27,2% a 2.450 milioni di euro. Il crollo del consumo interno, stimato in calo del 43,3% a 2.250 milioni di euro, avrà un pesante impatto sulle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno il cui valore si fermerà a 1.400 milioni di euro, pari al 44,6% in meno rispetto al 2019. Altrettando decisa sarà la riduzione, a fine anno, delle importazioni che si attesteranno a un valore di 850 milioni di euro, pari al 41,1% in meno rispetto all’anno precedente.  

Le previsioni 2021 elaborate (in settembre 2020) dall’istituto econometrico Oxford Economics rilevano invece una decisa ripresa degli investimenti in tecnologie di produzione già a partire dal 2021 in tutte le aree del mondo.

Nel 2021 la domanda mondiale di macchine utensili crescerà a 58,9 miliardi di euro (+15,1%). Il trend positivo continuerà anche nel triennio consecutivo in modo costante 63,3 miliardi di euro nel 2022 (+7,5%), 66,4 miliardi nel 2023 (+4,9%), 68,8 miliardi nel 2024 (+3,6%).

Con un incremento del consumo, pari al 20,6%, a 16.555 milioni di euro, l’Europa, nel 2021, risulterà l’area più vivace rispetto al resto del mondo. Occorre però considerare che l’Europa è l’area che ha sofferto maggiormente nel biennio 2019-2020.

Con riferimento all’Italia, dopo il pesante arretramento registrato nel biennio 2019-2020, nel 2021, il consumo di macchine utensili tornerà a crescere attestandosi a 3.111 milioni di euro, il 38,2% in più rispetto al 2020.

“Per questa ragione - ha commentato il presidente UCIMU Massimo Carboniero - occorre un piano ragionato di intervento a stimolo e sostegno degli investimenti in nuove tecnologie di produzione. Il processo di trasformazione digitale avviato da ormai un quinquennio non è certo concluso e, anzi, si è in parte arrestato in questi mesi di emergenza sanitaria. È invece importante che la trasformazione in atto continui e raggiunga anche quelle imprese che fino ad ora sono rimaste escluse.

“In questo senso il Recovery Fund varato ora dall’Europa è la migliore e più grande occasione per scegliere la via della crescita e dello sviluppo del nostro paese. Alle autorità di governo chiediamo di ragionare attentamente sull’utilizzo e l’allocazione delle risorse che spettano al nostro paese, affinché non solo siano indirizzate - come è richiesto - a provvedimenti per lo sviluppo ma affinché sia fatta una scelta oculata dando precedenza a quelli realmente attivatori della crescita del sistema economico del paese. è questo il caso dei provvedimenti per l’innovazione e la competitività. Occorre proseguire, ben oltre il 2020, con il Piano Transizione 4.0 che di fatto permette il credito di imposta sui macchinari acquisiti nell’anno in corso”.

L’ideale sarebbe trasformare il Piano Transizione 4.0 in provvedimento strutturale. Anche per tramite di Confindustria, chiediamo di abbandonare la logica dell’intermittenza con cui fino ad oggi è stata definita l’operatività di tutte le misure a favore delle imprese. Se ciò non fosse possibile, è comunque indispensabile che l’operatività delle misure in esso contenute non sia inferiore ai tre anni. Meglio ancora se allungata a 5 anni. Solo così, infatti, permetteremo alle imprese di programmare realmente gli investimenti per l’ammodernamento e la digitalizzazione dei propri stabilimenti produttivi. E solo così renderemo più omogenea la distribuzione del carico di lavoro delle imprese fornitrici di tecnologia 4.0.

In ucimu.it è disponibile la pagina speciale Assemblea annuale imprese associate dove sono disponibili comunicato, rassegna stampa, servizi tv, registrazione video e fotogallery dell’assemblea soci UCIMU 2020.

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